Introduzione

Lite dei musicisti. Georges de La Tour, 1625. Olio su tela, J. Paul Getty Museum, Los Angeles. Lo strumento nella foto con il suo aspetto, la forma e le parti assomiglia in gran parte alla sopela istriana.

Il desiderio di analizzare qualitativamente e presentare al pubblico gli strumenti musicali tradizionali conservati nel Museo Etnografico dell'Istria cova sotto la cenere da un po' d’anni. Due vetrine con strumenti esibiti che momentaneamente si trovano nella collezione museale permanente non bastano per evocare tutte quelle intangibili specificità culturali dell’Istria le quali questi oggetti, testimoni della cultura materiale, racchiudono e portano in sé stessi: la maestria e la tradizione della costruzione, e poi il suono che tramite l’esecuzione viene tramutato nella musica distinguibile e riconoscibile. A seconda della situazione, essa accompagna il canto oppure la danza, ed è anche possibile che funzioni indipendentemente nei diversi momenti della vita. Come oggetti che provengono dal passato, ma che trovano il posto pure nella vita quotidiana odierna, sono una fonte utile per l’analisi dei diversi cambiamenti nella cultura locale e della società in generale. Lo stesso vale per la professione museale e quella etnografica, entrambe le quali sono soggette nel tempo alla revisione ed il cambio del discorso - proprio come la società.

Da diversi anni maturava l’idea di un approccio più accurato agli strumenti musicali istriani. Nel 2011 abbiamo cominciato a realizzare il piano del cambiamento dell’esibizione permanente degli strumenti presentati. Eccetto l’entusiasmo e l’interesse per il tema, il lavoro del curatore-etnologo non prevede necessariamente un alto grado di competenze nel campo etno-organologico ed etnomusicologico. Per questo abbiamo cercato l’aiuto di Dario Marušić, l’uomo che ha dedicato la vita, sia da musicista sia da ricercatore etnomusicologico, alla musica e in modo più specifico all’espressione musicale legata all’Istria. Con questo termine pensiamo all’insieme delle dinamiche storiche, geografiche, culturali e sociali, indipendenti dai confini politici, passati o presenti. Il contesto culturale e sociale più largo d’Istria e le specificità che da esso provengono indicano agli incontri ravvicinati, scambi, adattamenti, accettazioni e abbandoni di tradizioni varie e novità che nel tempo, durante processi lunghissimi, portano alla creazione di espressioni e tradizioni nuove. Questa dinamica si manifesta anche nella specificità della musica tradizionale dell’Istria e negli strumenti musicali sui quali è eseguita.

Siccome la realizzazione della mostra ideata è impossibile a causa della mancanza di fondi e dello spazio fisico, si è cominciata a rielaborare l’idea dell’esposizione museale. Alla fine ci siamo decisi per una pubblicazione più modesta, è cioè per un catalogo cartaceo e digitale. Inclusi sarebbero altri contenuti di tipo informativo e didattico che non sono necessariamente ed esclusivamente legati agli strumenti musicali provenienti dalla collezione museale. Qui pensiamo principalmente alla selezione dell’audio e fotografie raccolti durante la ricerca. Allo scopo di una presentazione esauriente, non siamo rimasti solamente nel nostro museo, ma abbiamo sbirciato pure nelle collezioni di altri musei in Istria che conservano preziose collezioni di strumenti musicali: nel Museo del territorio parentino, Museo civico di Albona e Museo civico di Pinguente.

Lo scopo della prima idea della mostra, che ha determinato anche questa pubblicazione, è fondamentalmente diverso dalle possibili aspirazioni alla dimostrazione di una sorta d’originalità alla quale gli strumenti musicali tradizionali possono servire come appoggio sicuro. Una ricerca a senso unico dell’originalità porterebbe alla negazione di tutto ciò che non rientra in queste definizioni semplificate. Di conseguenza, sarebbero trascurate altre parti costitutive di una certa tradizione nella sua totalità, indipendentemente dalla traiettoria e origine di una prassi culturale, oppure di un oggetto o idea caratteristici – quando prendono radici nella quotidianità di un'altra regione diventano sua parte integrante, completando così il quadro più largo.

Dall’astratto al concreto: gli strumenti musicali non temperati caratteristici per alcune parti della regione istriana – piffero/roženice, mih/mišnice, flauto doppio monoxile/flauto, šurle, sopelica e tambura/cindra – sono secondo un certo punto di vista “autoctoni”. Diversamente dai primi, gli strumenti musicali temperati ugualmente utilizzati nell’esecuzione della musica tradizionale nel Nord dell’Istria – come il bassetto, il violino e l’armonica diatonica – sono considerati come strumenti musicali “addomesticati” (Pernić, 1997: 93). Questo potrebbe portare alla conclusione che la tradizione musicale di vecchia data riguardante gli stili d’esecuzione non temperati è “autoctona”, e gli stili temperati della tradizione musicale più recente (dalla seconda metà del XIX secolo) meno autoctoni. Il tempo, e non la musica e il suo contesto, è l’unico criterio preso in considerazione. Diversamente, agli etnologi ed etnomusicologi odierni è importante proprio il contesto sociale della musica, che perciò esige criteri diversi. La presenza della fisarmonica su tutta la penisola dimostra che l’utilizzo degli strumenti musicali temperati nell’esecuzione della musica tradizionale non è limitato esclusivamente al Nord dell’Istria. A essa è associato nella prassi consolidata il piffero, il che ha influenzato considerevolmente l’eredità musicale più vecchia (Marušić, 1995:14).

Se accettassimo la tesi degli strumenti musicali “autoctoni” e “addomesticati”, “autoctoni” non sarebbero neppure i primi, siccome la tesi generalmente accettata dice che anche gli strumenti non temperati sono arrivati in Istria in un dato momento storico da altre parti d’Europa e dei Balcani. Indubbiamente, alcuni strumenti sono stati utilizzati nelle prassi musicali d’Istria per un periodo più lungo d’altri. Questo però non diminuisce il loro contributo nella creazione di una tradizione musicale distinguibile la quale, proprio come altri fenomeni culturali, si è trasformata ed ha acquisito forme diverse a seconda dei tempi. Ciò non significa che è meno tradizionale della musica di cento o trecento anni fa, è solamente diversa. I cambiamenti nel modo di abitare, nella lingua che utilizziamo, tecnologia, educazione, alimentazione, concezione della religione, famiglia e in altri segmenti della vita quotidiana non hanno portato alla morte delle comunità locali e delle culture. L’adattamento ha permesso la sopravvivenza e lo sviluppo, e la stessa cosa sta in parte accadendo alla musica tradizionale. Dal nostro punto di vista, è contra produttivo per lo sviluppo successivo delle prassi musicali fondate sulle forme tradizionali racchiudere la questione entro le cornici, più o meno larghe, del originalità. Non intendiamo qui diminuire il valore dell’autore i cui punti di vista sull’argomento sono diversi dai nostri. Il loro contributo nella raccolta d’informazioni importanti e registrazioni di annotazioni musicali sul campo è unico e inestimabile. Senza di esso oggi saremmo più poveri. Gli autori di questa pubblicazione sono del parere che per l’esplorazione generale dei fenomeni culturali e sociali dell’Istria, e così pure della musica, la considerazione delle molteplicità’ dei fenomeni culturali è più accettabile e metodologicamente (entro le cornici della nostra professione) più giustificata dalle spiegazioni e interpretazioni esclusive e unilaterali.

Anche gli strumenti musicali conservati nella collezione museale e presentati nella pubblicazione sono un esempio pratico delle molteplicità e differenze presenti. Grazie a un campione abbastanza grande e perciò rappresentativo, e anche alle misurazioni dettagliate degli strumenti musicali, abbiamo dimostrato empiricamente che entro la stessa classe non esistono due strumenti musicali identici. Se non ne esistono due strumenti uguali, come possiamo determinare qual è più originale - dall’anno e tecnica di produzione, dal materiale, dalle dimensioni oppure dal suono? È più originale il piffero fatto a mano oppure quello lavorato al tornio? È giusto chiamare il piffero piffero oppure roženica, le fiavole flauto o la duplica volarica? Qual è quello giusto se ogni strumento musicale ha, almeno nel colorito, un suono diverso? Col tempo le situazioni e i contesti nei quali viene eseguita la musica tradizionale sono completamente cambiati. Sono forse identici (se definiamo l’autentico come espressione sincera e genuina) i matrimoni e altre occorrenze - come il lavoro nei campi, oppure la guardia alle mucche e alle pecore - alle rassegne e i concerti odierni, alle serate nei posti turistici dedicate al folclore e i laboratori di danza tradizionale negli agriturismi?

Questo lo possiamo paragonare alla narrazione di storie e leggende arrivateci grazie alla trasmissione orale. Esse contengono le cornici della storia, ma i molteplici dettagli, ornamenti e varianti dipendono dalla maestria e dall’immaginazione del narratore. Una cosa simile succede con gli strumenti musicali e la musica. Le ragioni della longevità di differenti tradizioni musicali in Istria le troviamo proprio in questa differenza, nella relatività dell’interpretazione libera e maestria del costruttore (e del musicista), nell’innovazione entro le cornici che ognuno ha ereditato e imparato, ma anche nelle molteplici storie che su questo tema è possibile scoprire – storie che certe volte possono contraddirsi a vicenda, ma che non sono necessariamente esclusive, piuttosto complementari.

Dare la vita agli strumenti musicali e attenzione ai costruttori è lo scopo che volevamo ottenere, inizialmente tramite una mostra esaustiva e poi in questa pubblicazione. Questo può sembrare comprensibile visto dalla prospettiva odierna, ma fino a non molto tempo fa la prassi museale dedicava la propria attenzione principalmente agli oggetti, mentre le persone erano in secondo piano. Durante la raccolta, l’elaborazione professionale e la presentazione degli oggetti questo contesto era in secondo piano. Perciò non è strano che oggigiorno abbiamo una mancanza cronica d’informazioni sulla “biografia degli oggetti” – sugli elementi immateriali che li definiscono, persone concrete che li hanno costruiti e utilizzati, sui modi e le ragioni del come e del perché questi oggetti sono arrivati nel museo da collezioni private, armadi e soffitti. Non ci interessava solo la ricerca dei materiali sulle persone che hanno costruito gli strumenti conservati nel fondo museale. Volevamo indagare anche il tema della costruzione degli strumenti nei giorni nostri, compararlo con i vecchi maestri, capire in quale misura si influenzano a vicenda, ascoltare e annotare le storie di persone che hanno dedicato la maggior parte della loro vita alla musica. Giacché il catalogo è principalmente visuale e meno testuale, questa è un’occasione per illustrare il materiale archivistico, le fotografie, i disegni e manoscritti di ricercatori le cui fatiche, apprensioni e informazioni preziose non potevamo e non volevamo aggirare, e che sono tutti collegati dallo stesso tema e contenuto.

La pubblicazione può essere divisa in tre unità principali. All’introduzione sono collegati la descrizione e lo sviluppo della collezione alla quale gli strumenti musicali appartengono. La comparsa dei primi strumenti musicali nel fondo del Museo etnografico dell’Istria coincide con gli inizi della sua attività. Perciò viene naturale l’enfatizzazione della parallela tra la nascita della collezione e la fondazione del museo. La presentazione storica ci servirà per la recensione di prassi, direzioni e politiche museali concrete legate alla raccolta e la presentazione, e che possiamo collegare alle realtà politico-ideologiche del territorio, inevitabilmente e indipendentemente dal tempo. La parte centrale del catalogo inizia con la recensione degli strumenti musicali tradizionali dell’Istria e serve come introduzione alla presentazione degli strumenti conservati nella collezione museale.

Il catalogo è organizzato in base ai tipi di strumenti musicali e non del loro numero d’inventario. Ogni gruppo di strumenti musicali è introdotto tramite una descrizione generale dello strumento e delle sue parti. Sono elencate le diverse nomenclature utilizzate, mentre la metodologia dell’elaborazione professionale (le misurazioni) degli oggetti è presentata visualmente e in più spiegata testualmente. I risultati dell’elaborazione professionale, le fotografie e le descrizioni dei singoli strumenti musicali li troviamo nelle schede. Affiancate sono le storie brevi e illustrazioni dei costruttori in Istria. Per motivi di praticità, le didascalie descrittive che accompagnano il materiale visuale utilizzato nella pubblicazione si trovano alla fine delle unità (introduzione, catalogo, costruttori di strumenti musicali). La pubblicazione si chiude con la conclusione e una breve discussione, ma anche con le direttive riguardanti il tema d’approcci e delle prassi museali, etnologici, ecc. negli ambiti della ricerca e della presentazione della musica tradizionale.

Tutto quello che precede la costruzione degli strumenti musicali ha come scopo ultimo la creazione della musica, che è un fenomeno universale, presente in tutte le culture. Per arricchire l’esperienza e capire meglio gli strumenti musicali tradizionali (e la musica) dell’Istria, abbiamo ideato un’appendice che contiene un breve audio didattico e le informazioni basilari sulle tracce audio.

In conclusione, abbiamo pure aggiunto l’elenco della letteratura che, a tutte le persone interessate in uno studio più approfondito dei fenomeni legati agli strumenti musicali tradizionali e alla musica dell’Istria, può servire come base per ricerche e conoscenze nuove. Questo è anche lo scopo principale e immodesto della pubblicazione.